di Alessandro Gargiulo
Milano 19 novembre 2012
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Un tenace fascio di
luce illuminava le sudice lenzuola che se ne stavano li,
appallottolate per conto loro. Aveva fatto un sacco di strada, senza
mai guardasi dietro, aveva vivacemente evitato un paio di anonimi
edifici ed era precipitato, con non poca fortuna, tra le serrande di
quella veneziana verde a chiazze, consunta dal vento, dalla pioggia e
da altri fasci di luce come lui.
E tutta quella fatica per cosa?
Delle luride lenzuola... Ma non poteva finire così, no, non
gliel'avrebbe data vinta a quel crudele di un Fato, che tanta strada
l'aveva spinto a fare, ingannandolo! Ora se ne rendeva conto..
"Bastardo"! Non aveva visto meravigliose montagne, infiniti
oceani o poderosi animali dai colori vivaci. Solo anonimi palazzoni,
dalle finestre verdi e scrostate. Da cose che a lui stavano persino
antipatiche. La pioggia.. Che stronza. Si arrogava il diritto di
bagnare ogni cosa, come se fosse tutto suo.. E il vento? No.. il
vento era un tipo simpatico dai.. Ma la pioggia no, quella
spocchiosa, lurida, acida pioggia scrosta-finestre.
Il piccolo, ma
tenace fascio di luce si inerpicò tra le gialle pieghe, lentamente,
scrutandone morbosamente ogni centimetro, fino a quando non vide ciò
che cercava.. "Ahh" esclamò, "eccolo!"
Ben nascosto, incastrato tra il
materasso ed il cuscino, e parzialmente coperto da quel lurido telo,
vi era un occhio, probabilmente appartenente a qualcuno, pensò
l'arguto fascio di luce.. Adesso finalmente avrebbe potuto vendicarsi
di quel bastardo di un Fato. Lui che, come la pioggia, si arrogava il
diritto di cose che non gli spettavano. Adesso gliel'avrebbe fatta
vedere lui!
Si avvicinò lentamente, molto
lentamente. Trattenne il fiato, ed ovviamente essendo il fascio di
luce, per l'appunto un fascio di luce, non riuscì a farlo, quindi
proseguì lentamente verso il suo obiettivo, in preda ad una
inaspettata paura.. Forse non era il caso di far arrabbiare il Fato,
pensò, era un tipo piuttosto vendicativo.. Ma si fece coraggio,
"Forza forza" si disse, "tu non sei un fifone, come
quelle li, le nuvole, che se ne stanno al sicuro in alto cullando nel loro
ventre quella antipatica della pioggia"!
Forte di questa ritrovata verità
scattò in avanti, rapido e sicuro, e come un borseggiatore farebbe
con una vecchietta, si tuffò dritto su quell'occhio.
In un istante che sembrò durare
un'eternità, l'occhio si spalancò e la finestra sbattè
ripetutamente, causando un antipatico rumore, e infastidendo il
possessore di quell'occhio che di tutta risposta, pensò bene di
appallottolarsi su se stesso e tornare a dormire come se nulla
fosse..
Non si accorse
quindi delle speranze e dei sentimenti di ribalta di un piccolo
fascio di luce, tenace e coraggioso, che sfidò il Fato stesso, così
come non si rese conto del delitto avvenuto letteralmente davanti ai
suoi occhi.
Non fù che leggermente infastidito,
dal quel vento vendicativo, che sembrava un tipo tanto a posto, uno
di quei tipi con cui ti faresti una birra parlando di calcio,
quell'amico un pò sciocco, che non credi potrebbe farti mai nulla di
male..
Il piccolo fascio di
luce si spense così, com'era nato, all'improvviso. Ucciso per una
questione d'onore, il vento non era poi un tipo cattivo, ma non
sopportava che si parlasse male delle sue nuvole, e del frutto del
suo amore che loro, pazientemente ed al sicuro, cullavano nel loro
ventre.
tratto dal libro Il grande rave party
dell'universo
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